giovedì 13 aprile 2017

La Prossima Democrazia: dialogo - deliberazione - decisione di Rodolfo Lewanski

La Prossima Democrazia:

dialogo - deliberazione - decisione di Rodolfo Lewanski

La democrazia è un privilegio raro nella storia dell’umanità: spetta alle nuove generazioni averne cura, coltivarla e migliorarla
Questo libro vuole essere uno strumento a disposizione di coloro che vogliono «agire» una partecipazione influente e «di qualità»: cittadini «semplici» e «attivisti», politici, amministratori e funzionari pubblici, membri di associazioni e partiti, imprenditori, anche «non addetti ai lavori».
Per questo motivo, si e’ scelto di renderlo liberamente scaricabile previa una registrazione (da effettuarsi con un indirizzo email valido), semplicemente cliccando su questo link.

• recensione al volume

mercoledì 12 aprile 2017

Regione Emilia-Romagna: Bando partecipazione 2017

Regione Emilia-Romagna: Bando partecipazione 2017

La Giunta regionale ha approvato con Delibera n. 377 del 27 marzo 2017 il “Bando 2017 per l'erogazione dei contributi regionali a sostegno dei processi partecipativi (l.r. 3/2010). criteri e modalità”, che mette a disposizione 320 mila euro di contributi regionali per la realizzazione di percorsi partecipativi in Emilia-Romagna.
Così come nelle edizioni precedenti è confermato il meccanismo dei punteggi premianti per la formazione della graduatoria.
La domanda di partecipazione dovrà obbligatoriamente essere presentata mediante la compilazione del modello allegato al bando stesso (Allegato A) e inoltrata utilizzando esclusivamente la Posta elettronica certificata (PEC) all’indirizzo:
bandopartecipazione@postacert.regione.emilia-romagna.it
riportando nell’oggetto la seguente dicitura: “L.R. 3/2010 Domanda contributi 2017. Allegati n. ____”.
Il Bando rimarrà aperto sino alle ore 14.00 del 29 maggio 2017
Per info: tecnicodigaranzia@regione.emilia-romagna.it
La Delibera della Giunta regionale n. 377 del 27 marzo 2017
Il Bando 2017
Lo schema per la redazione del progetto


Informare e comunicare: strumenti e mezzi per la partecipazione e la deliberazione

Informare e comunicare: strumenti e mezzi per la partecipazione e la deliberazione

La legge n.150/2000 disciplina le "attività di informazione e comunicazione delle pubbliche amministrazioni" (art.1, 1°c.), ma non distingue fra queste due attività, non individua cioé esplicitamente le differenze fra "informare" e "comunicare". [...]

Al suo interno, varie disposizioni fanno riferimento alle attività di informazione e comunicazione delle pubbliche amministrazioni indicandone i fini (art.1, 4° e 5° c.), i soggetti (artt.8 e 9), le forme ed i mezzi (art.2, 1° e 2° c.), ma non il contenuto, forse ritenendo inutile o inopportuno definire queste attività in un testo legislativo. 

"In-formare" significa letteralmente "dare forma", "plasmare, modellare secondo una determinata forma, struttura" [...]. "Informazione" è la notizia, il dato che fornisce elementi di conoscenza, cioè che informa su qualcosa.
"Comunicare" [...] vuol dire letteralmente "che svolge il suo compito insieme con altri"; in Italiano il termine "comune" significa quindi ciò "che è proprio di almeno due persone o cose". Da qui una serie numerosissima di termini, fra cui appunto "comunicare", che indicano la condivisione, il mettere insieme, il rendere partecipi più soggetti [...]


La comunicazione è dunque per definizione soggettiva, nel duplice senso che il suo contenuto dipende dal punto di vista dei soggetti che comunicano e che essa è essenzialmente un rapporto fra soggetti; l'informazione aspira invece ad essere oggettiva (come nel caso degli orari dei mezzi di trasporto), a dare cioé al mondo una forma che possa essere accettata da tutti, indipendentemente dal punto di vista, dalle esperienze, etc. dei soggetti che vengono informati.  

Sia all'informare sia al comunicare può seguire un'azione da parte del soggetto destinatario dell'informazione o della comunicazione; ma nell'informare questa azione non è lo scopo principale dell'attività del soggetto che informa, mentre lo è nel caso della comunicazione.

Le informazioni mirano a facilitare il rapporto con il mondo così come esso appare alla luce delle informazioni medesime; il loro scopo è quello di agevolare il soggetto che le riceve, rendendo intelligibile la complessità che lo circonda. Il soggetto che informa deve farlo in modo tale che coloro che ricevono le informazioni possano utilizzarle per orientarsi nella realtà che li circonda, fornendo quindi informazioni aggiornate, comprensibili, complete, etc., tali cioè da facilitare al massimo le attività successive dei soggetti che le ricevono. Ma lo scopo di chi informa non è quello di influire su tali attività; certo, indirettamente le informazioni modificano i comportamenti dei soggetti che le ricevono (se il treno parte ad una certa ora bisogna andare in stazione un pò prima di quell'ora, più tardi è inutile) ma i comportamenti che i destinatari delle informazioni concretamente adotteranno esulano dagli scopi e dal raggio d'azione di chi informa.

Il contrario accade nel comunicare, perché chi comunica con un altro soggetto fornisce delle informazioni il cui scopo non è quello di dare forma al mondo, bensì di dare ad esso un significato, in modo che il destinatario della comunicazione si comporti diversamente da come avrebbe fatto prima della comunicazione.


La differenza principale del comunicare rispetto all'informare consiste dunque nello scopo: si comunica per dare un significato alla realtà, si informa per dare ad essa una struttura, una forma. Naturalmente, per quanto s'è detto sopra circa il continuum in cui consiste il rapporto fra informare e comunicare, il passaggio dall'informare al comunicare e viceversa, dalla forma al significato e di nuovo alla forma è sempre possibile in qualsiasi momento, poiché entrambe le attività utilizzano la stessa materia prima, le informazioni; basta modificare lo scopo per cui esse vengono fatte circolare e si passa dalla mera informazione alla comunicazione e viceversa. [...] 

Comunicare comporta sempre una responsabilità; e poiché, come s'è detto, nella comunicazione tutti i soggetti coinvolti sono attivi e partecipi, tutti sono anche responsabili, sia pure in maniera diversa. [...]
 

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• tratto da "Urp degli Urp - comunicazione pubblica in rete - Informare e comunicare di Gregorio Arena"

Le monete alternative nel modello dell’amministrazione condivisa

Le monete alternative nel modello dell’amministrazione condivisa

- 31 gennaio 2017
Le istanze di partecipazione civica, di inclusione sociale e di sviluppo sostenibile, espresse dai cittadini che si attivano per il benessere della comunità, sono al centro, costituendone la linfa vitale, della “rivoluzione carsica” che caratterizza la nascita, sempre più frequente e diffusa, dei cosiddetti circuiti monetari alternativi. Si tratta di sistemi fondati su strumenti di pagamento complementari — che si aggiungono, integrandola, alla valuta ufficiale — concepiti per l’acquisto di beni e servizi all’interno di ambiti geografici generalmente circoscritti. In queste esperienze (nel mondo se ne contano più di cinquemila esempi), spesso limitate quanto a dimensione territoriale di riferimento, la moneta è concepita come un fatto sociale di cui il cittadino si riappropria, in un’ottica di reciprocità, per il perseguimento e la cura del bene comune, ovvero dell’interesse generale, che supera il mero “vantaggio” ottenuto dallo scambio di mercato. La novità e la differenza di cui si compone il concetto di “alternativa” dalle stesse proposto, pertanto, non sta solo nella distinzione rispetto alla moneta emessa dalla Banca centrale, avente corso legale — e dunque efficacia liberatoria, secondo l’articolo 1277 del codice civile — ma anche e soprattutto nelle finalità e nei principi che con tali strumenti si intendono affermare.

Monete locali complementari ed Economia sociale e solidale 

Le monete locali complementari esprimono, infatti, i valori della cooperazione e della partecipazione, in una dimensione in cui ciascuno è portatore di potenzialità e di competenze, venendo concepite come progetti che implicano necessariamente una decisione ed una gestione condivisa. Esse sono, in tal senso, a pieno titolo ascrivibili al paradigma dell’Economia sociale e solidale, affermatosi, in particolare in Francia, come modo di fare impresa e di generare sviluppo economico attraverso la grammatica, appunto, delle relazioni sociali e dei doveri di solidarietà. Non casualmente, proprio in questo Paese, tra i più dinamici in Europa in materia di sistemi monetari alternativi, le stesse sono state riconosciute espressamente dalla recente legge quadro relativa all’économie sociale et solidaire.
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Regolamento beni comuni: il nuovo prototipo di Labsus

Regolamento beni comuni: il nuovo prototipo di Labsus


- 10 aprile 2017
Da quando il comune di Bologna ha approvato il Regolamento per la collaborazione tra amministrazione e cittadini per la gestione condivisa dei beni comuni urbani sono passati tre anni in cui Labsus, che ha partecipato alla sua stesura, si è impegnato per la sua diffusione e conoscenza, dando così la possibilità concreta ad altri comuni di adottarlo e di adattalo alle loro realtà. E’ stato un passaggio fondamentale che ha consentito a centinaia di comuni di avere un punto di riferimento per le proprie elaborazioni.
Ora, però, Labsus avverte l’esigenza di proporre un nuovo testo, un nuovo prototipo a cui i comuni possono far riferimento. Il ricorso a questo nuovo regolamento-tipo si deve a diverse ragioni. [leggi tutto su Labus]

• Prototipo di regolamento gestione beni comuni - Labsus (pdf)

Amministrazione condivisa dei beni comuni - Labsus

Convincerti che ti conviene prenderti cura dei luoghi in cui vivi, perché dalla qualità dei beni comuni materiali e immateriali dipende la qualità della tua vita.
Il tempo della delega è finito.
L’Italia ha bisogno di cittadini attivi, responsabili e solidali.

domenica 9 aprile 2017

LINEE GUIDA SULLA CONSULTAZIONE PUBBLICA IN ITALIA

LINEE GUIDA SULLA CONSULTAZIONE PUBBLICA IN ITALIA
Presidenza del Consiglio dei Ministri - Ministero per sempolificazione e la pubblica amministrazione - 9 marzo 2017 

Le Linee guida sulla consultazione pubblica in Italia forniscono i principi generali affinché i processi di consultazione pubblica siano in grado di condurre a decisioni informate e di qualità e siano il più possibile inclusivi, trasparenti ed efficaci.Il documento è stato prodotto attraverso un percorso partecipato che ha coinvolto l’Open Government Forum e le Linee guida sono state sottoposte a consultazione pubblica dal 5 dicembre 2016 al 12 febbraio 2017.
Queste Linee guida costituiscono il punto iniziale di un processo in cui sviluppare e migliorare i principi e i criteri per la consultazione pubblica sulla base delle esperienze che saranno realizzate dalle amministrazioni e dalla società civile. Pertanto queste Linee guida potranno essere sviluppate nel prossimo biennio sulla base:•    dell’ulteriore raccolta di buone pratiche di consultazione;
•    della nuova versione dei principi OCSE per l’open government, che sarà pubblicata entro il 2017;
•    dell’esperienza maturata con la realizzazione delle consultazioni che saranno condotte nel rispetto delle presenti linee guida.
QUADRO DI SINTESI DELLE ESPERIENZE DI CONSULTAZIONE PUBBLICA SEGNALATE [scarica pdf]
LINEE GUIDA SULLA CONSULTAZIONE PUBBLICA IN ITALIA [scarica pdf]

Il carattere sociale e pubblico dei processi partecipativi

Il carattere sociale e pubblico dei processi partecipativi

di Adolfo Braga. UNIVERSITA' DEGLI STUDI DI TERAMO. Facoltà Scienze Politiche

Sul tema della partecipazione due sono le visioni, tra loro contrastanti, che si alternano: da  un lato la partecipazione degli individui vista come qualcosa di salvifico, come utopia e  dunque un sogno a cui si aspira, di fatto difficilmente raggiungibile e dall’altro come  qualcosa di dannoso, una situazione oppressiva e angosciante dalla quale rifuggire … [leggi tutto scarica pdf]

"Linee guida per la progettazione di un percorso partecipativo"

"Linee guida per la progettazione di un percorso partecipativo" a cura del dott. Alessandro Mengozzi - Direzione generale Assemblea legislativa - Ufficio di supporto al Tecnico di garanzia in materia di partecipazione - Versione aggiornata agosto 2015
Queste linee guida sono uno strumento che il Tecnico di garanzia per la partecipazione mette a disposizione di coloro che si accingono a curare processi partecipativi. Le linee guida sono redatte tenendo conto delle più diffuse esperienze di partecipazione, degli orientamenti e raccomandazioni che provengono dalla letteratura specializzata e da esperienze sul campo che risultano particolarmente significative.  
[leggi tutto e scarica pdf]

Declinare il verbo ‘partecipare’ di Rodolfo Lewanski

Declinare il verbo ‘partecipare’ di Rodolfo Lewanski (scarica pdf), Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali - Università di Bologna - seminario del Servizio Pianificazione Urbanistica, paesaggio e uso sostenibile del territorio Regione Emilia-Romagna Bologna, 5 settembre 2016 - in
E-R | Territorio | Paesaggio
> Formazione: laboratori pratico-applicativi > Contributo di Rodolfo Lewanski.pdf — PDF document, 863Kb

sabato 8 aprile 2017

Carta della Partecipazione di Sinistra Italiana

La “Carta della Partecipazione di Sinistra Italiana ha lo scopo di realizzare un terreno trasparente e condiviso di principi, obbiettivi e regole per stabilire un corretto rapporto tra iscritti e gruppi dirigenti del Partito, come presupposto per costruire quella relazione tra cittadini e istituzioni che i partiti sono chiamati a garantire in base all’art. 49 della Costituzione della Repubblica Italiana, che stabilisce che «tutti i cittadini hanno il diritto di associarsi liberamente in partiti, per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale».
A questo scopo, la Carta della partecipazione stabilisce i principi e le azioni che Sinistra Italiana persegue al fine di promuovere forme di democrazia partecipativa e deliberativa tra le/gli iscritte/i, le/gli elette/i e tutti i soggetti sociali interessati ad essere protagonisti, perché Sinistra Italiana sia attiva ed efficace in tutte le dimensioni della sua azione politica, sociale ed istituzionale.
Attraverso l’applicazione di questa Carta Sinistra Italiana si impegna a diventare un ambiente politico in cui venga concretamente garantita sia la partecipazione “di base”, sia il diritto alla partecipazione “deliberativa”: [continua a leggere scarica il pdf]

• tratto da Sinistra Italiana, "Statuto e Carta della partecipazione" - Approvato dal Congresso fondativo di Sinistra Italiana, Rimini 17 – 19 febbraio 2017 

La prossima democrazia: dialogo – deliberazione – decisione

La prossima democrazia: dialogo – deliberazione – decisione, Rodolfo Lewanski Editore, 2016

[leggi tutto su Labus.it]



Un’idea deliberativa della democrazia di Antonio Floridia

«“Democrazia deliberativa”, dunque, è una visione della democrazia che fonda la legittimità democratica delle decisioni collettive non solo sulla “legalità” delle procedure istituzionali, ma anche sulla legittimazione che deriva da un processo pubblico e inclusivo di formazione e trasformazione delle opinioni e dei giudizi dei cittadini. La democrazia deliberativa si oppone dunque alle visioni “plebiscitarie” e “tecnocratiche” della democrazia, ma anche alle ricorrenti illusioni su un possibile ritorno alla democrazia “diretta”. La qualità di una democrazia si fonda sulla possibilità che i cittadini si formino un giudizio riflessivo, ponderato e informato, e che questo avvenga attraverso un dialogo pubblico. Non basta fare “quel che dice o vuole la gente”: occorre che ciò che i cittadini “vogliono” sia il frutto anche di una trasformazione riflessiva delle loro opinioni immediate

tratto da "Che cosa è più giusto per una comunità? Colloquio con Antonio Floridia sulla democrazia deliberativa"

[Antonio Floridia, Un’idea deliberativa della democrazia. Dirigente dell’Osservatorio elettorale e del settore “politiche per la partecipazione” della Regione Toscana]

venerdì 7 aprile 2017

Carta della Partecipazione

Carta della Partecipazione 

 




















AIP2 Italia, IAF Italia e l’Istituto Nazionale di Urbanistica, assieme a Cittadinanza Attiva Onlus, Italia Nostra Onlus e all’Associazione Nazionale Città Civili,  promuovono la sottoscrizione della Carta della Partecipazione.

Statuto comunale e referendum

Statuto comunale e referendum

«Mentre l'ordinamento del 1990 prevedeva “referendum consultivi”, il T.u.e.l. del 2000 ammette la previsione, nello statuto, di referendum, senza indicarne e quindi limitarne la forma e le finalità: queste, infatti, sono stabilite dallo statuto [...]» *

Implicitamente, sono ammessi anche i referendum consultivi, propositivi, deliberativi, abrogativi e costitutivi.**
 
* Tratto da CAPITOLO III - LA PARTECIPAZIONE POPOLARE (Prof. Andrea Piraino, Prof. Federico Tedeschini e Avv. Michele Damiani) in ANCI Statuti e regolamenti degli enti locali
** Ettore Rotelli, "Il referendum deliberativo comunale in Italia" in AMMINISTRARE a. XXIX, n. 2, agosto 1999

il compito degli uomini di cultura è più che mai oggi quello di seminare dei dubbi,
non già di raccogliere certezze."

Norberto Bobbio in Politica e cultura (Einaudi, Torino, 1955)
Norberto  Bobbio  è  stato tra  i  non  molti  uomini  di  cultura  che sanno  occuparsi  di  politica  senza  perdere  l’abito  rigoroso  della scienza,  capaci  dunque  di  fornire  al  dibattito  politico  strumenti del  più  alto  interesse  per  la  elaborazione,  anche  concreta,  della vita  collettiva.

il bilancio partecipativo

Nella democrazia rappresentativa il potere di gestione della cosa pubblica è demandato agli Enti locali, alle Regioni e allo Stato, che si occupano di selezionare i vari interventi territoriali e di realizzarli lasciando per lo più estranei i cittadini verso cui quegli interventi sono rivolti.

La democrazia partecipativa-deliberativa (in particolare con lo strumento del bilancio partecipativo) si inserisce nel sistema della democrazia rappresentativa, senza sostituirlo ma integrandolo, consentendo ai cittadini di avere un ruolo diretto e un peso decisionale nel percorso di definizione delle politiche che influiscono sulla loro vita quotidiana.

Il  bilancio  comunale  è  lo strumento fondamentale con cui i Comuni gestiscono le risorse finanziarie pubbliche e collettive relative ai bisogni della comunità locale. Il bilancio comunale è uno strumento di difficile comprensione per chi non è addetto ai lavori e questa sua complessità non consente di verficarne la coerenza tra il  programma elettorale  presentato prima delle elezioni e le politiche effettive attivate dalla Giunta.
Ma non per questo può essere reso comprensibile e partecipato.
Con lo strumento del bilancio partecipato si riesce a coinvolgere la cittadinanza su temi, argomenti e scelte di interesse comune consentedo ai cittadini di poter decidere su come e dove destinare le risorse pubbliche. 


  • Il Bilancio Partecipativo è una forma di partecipazione diretta dei cittadini alla vita politica della propria città, consistente nell’assegnare una quota di bilancio dell’Ente locale alla gestione diretta dei cittadini, che vengono così messi in grado di interagire e dialogare con le scelte delle Amministrazioni. […] Più che un bilancio partecipativo, “Bilancio in Comune!” è un progetto culturale che permetterà ai cittadini di sperimentare cosa significa amministrare un comune, proponendo, discutendo, ponderando e infine decidendo cosa è realmente importante per la città, da finanziare con le risorse di tutti. […] Gli obiettivi di “Bilancio in Comune!” Ricostruire le relazioni tra cittadini e tra i cittadini e l’amministrazione, aumentare la fiducia reciproca, creare comunità e migliorare insieme la città.[tratto da pd cormano - vedi anche https://www.cormanopartecipa.it/]

giovedì 6 aprile 2017

I tratti distintivi del processo Deliberativo

I tratti distintivi del processo Deliberativo secondo Lewanski sono:
1) uguaglianza: i partecipanti sono posti su una base di parità e la struttura all’interno della quale avviene l’interazione discorsiva mira, per quanto è possibile, a eliminare le asimmetrie di potere, che pure esistono fra i partecipanti, ad esempio in termini di conoscenze e di capacità. È escluso il ricorso al potere coercitivo; le interazioni discorsive si basano unicamente sulla forza persuasiva degli argomenti prodotti. Peraltro, se la teoria deliberativa sostiene che la DD può contribuire a ridurre le disuguaglianze sociali, alcuni temono all’opposto che le differenze nelle capacità di argomentazione possano andare a scapito degli strati emarginati della società; per questo motivo negli ultimi anni la teoria deliberativa ha rivalutato anche aneddoti e storie, spesso emotivamente cariche, che riportano esperienze personali, nonché gli interessi materiali dei partecipanti.
2) Deliberazione: l’interazione basata sullo scambio di argomenti e sull’attenta analisi dei possibili corsi d’azione implica una forte componente razionale e la ricerca delle scelte “migliori” e più efficaci. Fra l’altro, dovendo giustificare le proprie posizioni, l’interesse egoistico è in qualche misura compresso.
3) Dialogo: la deliberazione si basa sulla comunicazione interpersonale in forma di dialogo esplorativo. Dialogo significa “parola tra”, un flusso di significato che scorre tra persone. Non è quindi una conversazione qualsiasi, e tanto meno è un dibattito (che significa letteralmente “battere completamente”). Il dialogo è un’interazione discorsiva, in cui i partecipanti forniscono argomenti e ragioni a sostegno delle proprie posizioni, in un contesto di rispetto delle rispettive idee e posizioni (ascolto attivo). Il dialogo porta al rispetto e, in condizioni di conflittualità accesa, alla umanizzazione dell’altro; può chiarire differenze e incomprensioni, mettere in chiaro fatti, elaborare dilemmi etici.
4) Consenso: la deliberazione costituisce una forma di processo sociale i cui partecipanti possono modificare le proprie opinioni nel corso dell’interazione; un dialogo efficace può quindi portare alla trasformazione delle preferenze, o quanto meno alla comprensione delle ragioni altrui, e potenzialmente all’individuazione di scelte condivise.
5) Inclusione: tutte le voci della comunità debbono poter farsi sentire ed essere ascoltate. D’altra parte, tradurre in pratica questo principio si imbatte in un ostacolo: non è possibile far partecipare tutti i cittadini, neppure in una comunità di dimensioni ridotte, se si vuole che tra di loro avvenga un processo dialogico. Di fatto possono essere utilizzati due distinti approcci, che si possono etichettare per comodità come selezione rappresentativa e autoselezione. Nel primo caso si cerca di far partecipare al processo un campione casuale di cittadini che sia il più possibile rappresentativo della popolazione complessiva sotto il profilo socio-demografico (genere, età, area di residenza, ecc.). Nel secondo caso invece la partecipazione è aperta: chiunque sia interessato al tema può prendervi parte. È chiaro che seguendo questa seconda modalità parteciperanno i cittadini “attivi”, interessati cioè alla cosa pubblica, oppure alla specifica decisione; in ogni caso, i partecipanti sono rappresentativi solo di se stessi, il che va a detrimento della legittimità del processo e del suo esito. Viceversa, un campione rappresentativo (detto minipubblico) conferisce maggiore legittimità al processo e al suo esito, perché in grado di fornire l’opinione informata che maturerebbe l’intera popolazione se avesse la possibilità di partecipare.
6) Influenza: la partecipazione dialogico-deliberativa, per quanto democratica, non è un esercizio fine a se stesso: mira a esercitare un qualche grado di influenza sulle scelte. Prendiamo come riferimento la “scala della partecipazione” (www.iap2.org), composta da 5 “gradini”, dal più basso al più alto: informare, quando gli amministratori si limitano a fornire informazioni ai cittadini affinché abbiano una migliore comprensione di una questione; consultare, quando si dimostrano disponibili ad ascoltare e richiedono i commenti dei cittadini; coinvolgere, operare insieme ai cittadini, le cui opinioni sono tenute in qualche considerazione, ma senza impegno; cooperare, identificare e scegliere insieme ai cittadini tra diverse opzioni impegnandosi a tenerne conto; e capacitare (empower), cioè mettere in atto le scelte decise insieme. Su questo crescendo di partecipazione, il tratto distintivo della “influenza” si colloca sul gradino più alto dei processi, ovvero quello della co-decisione dei cittadini con le autorità, o quello dell’empowerment, in cui sono i partecipanti ad assumere le decisioni.

[Lewanski Rodolfo, La democrazia deliberativa in “Aggiornamenti Sociali”, (dicembre 2012), pp. 885-889]
Rodolfo Lewanski, La democrazia deliberativa - Nuovi orizzonti per la politica (in pdf), in Scuola di Formazione all’Impegno Sociale e Politico, Aggiornamenti Sociali 12 [2007] Studi e ricerche
tratto da 1.2.3 DEMOCRAZIA DELIBERATIVA (in pdf)

potenzialità della democrazia deliberativa - Lewanski

La democrazia deliberativa secondo Rodolfo Lewanski, presidente dell’Associazione Italiana per la Partecipazione Pubblica e professore associato presso il Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali dell’Università di Bologna, possiede “notevoli potenzialità”, ovvero punti di forza, perché consente di:
a) accrescere la cultura civica, perché i processi deliberativi sono “scuole di democrazia” che sviluppano le capacità e le competenze di coloro che vi prendono parte;
b) produrre decisioni migliori, perché i soggetti interessati hanno a disposizione conoscenze più approfondite dei problemi e proposte efficaci in merito alle soluzioni;
c) giungere a scelte condivise perché sono i cittadini a definire in cosa consista l’interesse pubblico;
d) aumentare la legittimità delle decisioni, perché raggiunte con il coinvolgimento diretto delle comunità e accrescere la legittimità delle autorità che ricorrono a questo tipo di percorsi;
e) gestire i conflitti, riducendone l’intensità e trasformandoli in opportunità di produzione di scelte condivise.


[Lewanski Rodolfo, La democrazia deliberativa in “Aggiornamenti Sociali”, (dicembre 2012), pp. 885-889]
tratto da 1.2.3 DEMOCRAZIA DELIBERATIVA (in pdf)

amministrazione a più voci

amministrazione a più voci*

“I cittadini non partecipano più come qualche decennio fa. […] I partiti perdono sempre più la loro funzione di raccordo tra cittadini ed istituzioni e soffrono una crisi di consenso e di partecipazione.  La crisi  delle organizzazioni  di rappresentanza […] si riflette in un crescente distacco delle istituzioni dai cittadini, indebolendone legittimità e capacità di governo. […] il minore tasso di partecipazione al voto […] e l’atteggiamento di critica nei confronti delle istituzioni non si traducono necessariamente in una minore attivazione generale dei cittadini, ma in uno spostamento del loro interesse, della loro passione, della loro energia, verso nuovi  spazi e nuovi strumenti.  Associazioni, movimenti,  comitati,  sempre più riescono ad intercettare le istanze partecipative,  in particolare dei giovani, a scapito dei soggetti politici tradizionali. […]
L’introduzione  di  dispositivi  partecipativo-deliberativi  su  singoli temi  permette di attrarre cittadini interessati sul tema specifico oggetto del processo ma che non sono interessati a prendere parte a discussioni politiche di ordine generale.

tratto da Luca Raffini, La democrazia deliberativa come risposta alla crisi della partecipazione? (scarica pdf)
 
* Bobbio, 2004 “A più voci. Amministrazioni  pubbliche, imprese,  associazioni e cittadini nei processi decisionali inclusivi" (scarica pdf), Edizioni scientifiche italiane, Napoli.

Partecipare a cosa?

“[...] si potrebbe definire quello della democrazia partecipativa un campo di sperimentazione di forme e procedure di riforma della democrazia volte a includere più strettamente ed efficacemente i cittadini nel processo politico, specialmente con  riferimento alla formazione delle policy che investono direttamente le loro vite”

[Giovanni Moro (2009), “Partecipare a cosa? Per una riconsiderazione del nesso tra democrazia partecipativa e attivismo organizzato dei cittadini in Italia e  in  Europa” (scarica pdf),  paper  presentato  al  Convegno  della  Società  italiana  di Scienza Politica, Roma, Università LUISS, 18 settembre 2009]